
Amministratori di condominio che si sentono sotto esame. Soggetti a dinamiche che giudicano “da mercato”. Perfino umiliati nel dover esporre il proprio “programma” insieme ad altri “candidati”, in occasione dell’assemblea per la nomina.
Lo spunto di quest’articolo è – come spesso accade nei tempi dei social media – un post su Facebook.
Nomina degli amministratori di condominio: il post Facebook di “denuncia“
Nel post in oggetto, l’amministratore riporta la mail di un condomino, il quale chiede che all’assemblea per la nomina del nuovo amministratore possano essere presenti tutti e 3 i “candidati”.
L’amministratore autore del post – uno dei 3 candidati – pubblica anche la sua risposta, in cui comunica al condomino di ritirare la propria candidatura in quanto “non siamo al mercato”.
Sotto il post, una serie di commenti di approvazione da parte di altri amministratori condominiali, che sposano la posizione del collega.
Io non la condivido. Sia in quanto conoscitore della materia condominiale, sia nelle vesti di semplice condomino. E lo scrivo chiaramente, argomentando il mio punto di vista.
I diritti dei condòmini e quelli degli amministratori di condominio
A mio modo di vedere, i condòmini hanno il pieno diritto di conoscere anche personalmente chi si candida ad amministrare il loro condominio.
Hanno il diritto di chiedergli come intenda gestire le situazioni più spinose (recupero crediti, manutenzioni, ristrutturazioni…), ricevendo una risposta diretta, e non per il tramite magari di quei condòmini che hanno proposto tale amministratore, ma che difficilmente hanno le competenze per fornirla.
Hanno il diritto di basarsi, per una scelta importante, non soltanto sul confronto tra preventivi scritti. Il che spesso si traduce nella classica scelta al risparmio, a discapito, peraltro, proprio della categoria degli amministratori.
Dal canto loro, gli amministratori di condominio hanno, ovviamente, il diritto di non veder svilita la propria professionalità.
Ma non si capisce che cos’abbia a che vedere questa legittima istanza, con locuzioni quali “mercato delle vacche”; o “casting”, di cui abbondano i commenti sotto il post…
Illustrare la propria offerta, valorizzare la propria professionalità
La soluzione da me proposta mi pare equa. E peraltro, è quella adottata da numerosi condomini senza che per questo i candidati amministratori di condominio si sentano lesi nell’onore o nella maestà. Ecco qual è.
Ciascun professionista “candidato” ad assumere l’incarico di amministratore condominiale partecipa all’assemblea e si presenta per 5-10 minuti. In quell’occasione, potrebbe ad esempio rispondere alle domande dei condòmini su come gestirebbe i casi più complessi: quelli, cioè, che in tutta evidenza hanno indotto l’assemblea a non rinnovare la fiducia al precedente amministratore.
Poi esce dalla sala ed entra il secondo candidato.
Stessa modalità per lui e per il terzo.
Al termine dell’ultima presentazione, tutti e 3 i candidati escono dalla sala riunioni, dove invece restano i condòmini. I quali possono confrontarsi e scegliere con maggiore consapevolezza il loro nuovo amministratore.
Nessun dibattito all’americana in stile televisivo. Nessuna interrogazione o provino. Nessuno scontro all’arma bianca e all’ultimo prezzo assimilabile in qualche modo a un mercato…
È questo che – non solo nel caso in oggetto – chiedono i condòmini. E, a differenza di altre loro pretese, non si tratta di un capriccio fuori dal mondo.
Calarsi nella realtà, con consapevolezza ma con umiltà
Che gli amministratori di condominio vogliano puntare sulla professionalità è lodevole. Che intendano rivendicare la propria formazione, le proprie competenze, il proprio valore, l’importanza del proprio operato, è perlomeno auspicabile.
È il modo ad essere discutibile.
Non c’è nulla di umiliante nel sostenere un confronto con la platea dei loro futuri, potenziali, amministrati, ammesso di avere le competenze, la sicurezza e il carattere per farlo.
Non c’è niente di svilente nel proporsi al mercato (in senso economico) di riferimento, sfidando la concorrenza.
E il farlo nella stessa assemblea in cui lo faranno anche i colleghi è, semplicemente, l’unica strada praticabile.
A meno di non pensare che si possa convocare un’assemblea ad personam per la presentazione ai condòmini di ciascun candidato amministratore.
O di non volersi limitare a mandare un preventivo scritto, e tanto debba bastare ai condòmini, che tanto oggi ci sono le recensioni – più o meno pilotate – sul web.
Avere a che fare con un’utenza finale (quella dei condòmini) che si mostri attenta e responsabile, non deve essere visto come uno spauracchio, ma come un’opportunità.
Al tempo stesso, non è mostrandosi distaccati o superiori che si acquisisce stima e valore agli occhi di una platea condominiale che sempre più vede nell’amministratore di condominio una controparte più che un alleato.
La torre d’avorio che stanno cercando di costruire diverse associazioni per farvi arroccare all’interno i propri iscritti, è disfunzionale all’immagine, e perfino alle esigenze dei moderni amministratori di condominio.
I quali sono chiamati a calarsi in un realtà sempre più complessa, certamente con la consapevolezza delle proprie capacità. Ma anche con l’umiltà di una professione che resta di servizio. Per lo stabile, per chi lo abita, e in ultima analisi per la società.
Competenze, formazione, business, passione. È questa la ricetta. Al netto di ingredienti stonati, loghi superflui e un’immagine fine a se stessa.